martedì, Dicembre 24, 2024
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Università: dopo la laurea? impiego giusto anche da operaio.

Sono sempre più numerosi i ragazzi che, titolo universitario in tasca, provano ad entrare nel mondo del lavoro tramite i corsi professionali organizzati dalle singole regioni e destinati a chi ha conseguito la licenza media. E le motivazioni sono le più svariate, quel che conta è che il lavoro poi si trova.

E allora perché scartare questa ghiotta occasione?

Un operaio su 5 è dottore
I dati relativi al 2013 sugli iscritti ai corsi Ifts, istruzione e formazione tecnica superiore, parlano chiaro: il 20% dei ragazzi possiede una laurea, tra questi c’è un 1% che ha frequentato anche un master, un dottorato e comunque un percorso postlaurea. Nella gran parte dei casi, si tratta di lauree cosiddette “deboli” in beni culturali e in lettere. Tutti disoccupati che, orgogliosi del loro percorso di studio, cercano comunque di entrare nel mondo del lavoro. E con gli Ifts si può.
I risultati raccolti da Skuola.net sono infatti confortanti: un laureato su tre, a fine corso, ottiene un contratto a tempo indeterminato mentre uno su 4 ha un contratto di lavoro dipendente non stagionale. Il 57% dei ragazzi che frequentano gli Ifts trovano lavoro, tra questi il 72% ha un diploma mentre il 21% ha una laurea. I settori con maggior richiesta? Quello dei trasporti, il manifatturiero e il technology.

Idee chiare
Il laureato che vuole fare l’operaio, in realtà, non è mosso solo da una dura necessità di guadagno ma anche, perché no, dall’interesse per il mondo del lavoro comunque stimolante per cui serve una formazione concreta. A questo punto, viene da chiedersi quante siano le scelte affrettate o fatte al buio da parte dei diplomati al momento della scelta della facoltà. L’orientamento standard può non essere sufficiente, quanti sono gli studenti che provano l’università e che invece preferirebbero entrare nel mondo del lavoro fin da subito? L’importante è avere le idee chiare, come riuscirci?

Maestri di vita
In Inghilterra si può. Oltre all’orientamento, infatti, sarebbe interessante venire a contatto con chi nel mondo del lavoro ci vive davvero. In Gran Bretagna sta partendo infatti il progetto “Maestri di vita” in cui 100 mila volontari, tra manager, infermieri e impiegati, pronti a dare direttamente nelle classi dalle elementari alle superiori per spiegare quanto l’istruzione serva nel mondo del lavoro e dal sindacato inglese dei presidi e dirigenti scolastici, il NAHT.

 

Uninews24.it

 

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