Otto consigli per scrivere un curriculum senza esperienze di lavoro
L’impaginazione è importante tanto quanto successo scolastico, conoscenza delle lingue straniere, esperienze all’estero, ambizione e coerenza
Il primo curriculum
In genere, quando si prepara il primo curriculum non si sa mai cosa scrivere. Spesso si pensa che per fare una buona impressione sia necessario menzionare almeno un paio di esperienze, e chi ha ancora non ha avuto il tempo o l’opportunità di costruirle può finire addirittura col prendere in considerazione l’ipotesi di raccontare qualche bugia pur di non consegnare un curriculum “poco interessante”. Eppure, la fase del primo colloquio l’abbiamo passata tutti, ma solo a posteriori si riesce a capire che anche un résumé un po’ acerbo può essere preso in considerazione, basta solo saperlo scrivere.
Regole
Pochi sanno che, in media, chi seleziona curricula impiega meno di dieci secondi per effettuare la prima scrematura. Non esistono delle regole precise per scrivere il resoconto delle proprie capacità ed esperienze, perché tutto dipende dagli elementi che si hanno a disposizione, ma di certo esistono delle strategie per metterli meglio in risalto.
Capacità ed esperienze
Gli esperti ritengono che una delle cose più utili da fare sia chiedersi “se fossi io a dover esaminare questo curriculum, da che cosa potrei essere colpito…in trenta secondi?”. Solo in questo modo si può riuscire a capire che cosa vale la pena mettere in evidenza e cosa no. Naturalmente ogni settore ha le sue regole, ma esistono dei dettagli che funzionano per tutti. Il primo riguarda impaginazione e carattere. Bisogna scriverlo in maniera chiara pesando bene l’utilizzo di maiuscole, minuscole, corsivo e grassetto.
Studi e Social Network
Nell’era dei social network, è bene mettere in evidenza sin dal curriculum la familiarità del candidato con queste nuove piattaforme di interazione. Magari evitando Facebook e Twitter e puntando su LinkedIn, a patto di tenerlo aggiornato. L’ideale sarebbe poi anticipare i dettagli sul proprio percorso formativo con una sorta di paragrafo introduttivo che metta in evidenza il legame tra aspirazioni e ambizioni professionali del candidato e la posizione per la quale vorrebbe essere preso in considerazione.
Cosa mettere in evidenza
Se non si hanno esperienze di lavoro, chi ci esamina se ne accorgerà, quindi non vale la pena mentire, anche perché probabilmente nemmeno si aspetta chissà quale background solido. Per valutare le potenzialità di un candidato alle prime armi si possono prendere in considerazione quattro elementi: il successo scolastico, la conoscenza delle lingue straniere, eventuali esperienze all’estero e la predisposizione a ricoprire ruoli di leadership, a prescindere dal settore. Al nostro esaminatore interessa poco sapere se abbiamo guidato la squadra di pallavolo dell’Università, se abbiamo fatto parte della redazione del giornale dall’Ateneo o membri di un’associazione politica, sportiva o della Croce Rossa locale. Ciò che conta è dimostrare il proprio coinvolgimento in attività extra scolastiche e l’interesse a scoprire, conoscere e capire quello che succede al di là dei confini della propria città e del proprio paese.
Coerenza
Se poi qualche esperienza di lavoro vera l’avete, vale sempre la pena inserirla, a patto di riuscire a mettere in evidenza una sorta di filo conduttore nella propria carriera. Questo non significa che se avete lavorato in una palestra o in una gelateria per mantenervi durante gli studi non dobbiate segnalarlo se vi candidate per una posizione nell’ufficio commerciale estero di un’azienda. L’importante è spiegare che senza questo lavoretto non sareste riusciti a raggiungere il vostro obiettivo. Chi vi esamina lo apprezzerà.
fonte: Panorama.it