giovedì, Dicembre 26, 2024
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La Cina punta 3 miliardi su Piazza Affari

Fiat, Telecom Italia e Prysmian. E prima ancora Eni ed Enel. La Banca centrale cinese, People’s Bank of China, in assoluto l’istituzione finanziaria con maggiori risorse e asset al mondo, dopo aver puntato lo scorso marzo 2,1 miliardi sui principali colossi energetici del paese, a fine luglio è entrata anche nel capitale dei più importanti gruppi industriali italiani. Secondo quanto comunicato ieri da Consob, di Fca ha acquistato il 2%, del gruppo telefonico il 2,08% e di Prysmian il 2,01%.

In tutto ha speso più o meno altri 500 milioni portando gli interessi complessivi sugli asset quotati italiani a un passo dai 3 miliardi, considerando anche la rivalutazione delle quote in Eni ed Enel, che vale più o meno 250 milioni. Circa la stessa somma che People’s Bank of China ha investito sulle telecomunicazioni italiane, mentre ha puntato 190 milioni sulle auto e 70 milioni sui cavi.

Uno shopping che, parafrasando quanto detto dal presidente della Fiat, John Elkann, lo scorso venerdì a commento dell’ingresso della banca cinese nella compagnia automobilistica, potrebbe testimoniare la capacità dei grandi gruppi di attirare capitali da tutto il mondo. I denari in arrivo dalla Cina, in realtà, potrebbero anche essere frutto del recente attivismo politico sull’asse Roma-Pechino. Un attivismo nato in parte già con il governo Letta, basta ricordare la missione dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, volato in Cina con una delegazione di imprenditori italiani a inizio gennaio. E certamente confermato dalle mosse del governo attuale. Il premier Matteo Renzi è andato in visita ufficiale a Pechino a giugno scorso e proprio in quell’occasione, peraltro, ha incontrato il numero uno della banca centrale Zhou Xiaochuan. Successivamente, il 23 luglio è toccato al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, accompagnato dal direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via e dal presidente e dall’amministratore delegato di Cdp, Franco Bassanini e Giovanni Giorno Tempini, approfondire i contatti. In quei giorni Bassanini, su Twitter, assicurava che la missione serviva a «promuovere investimenti e partnership finanziarie e industriali». E i risultati sono arrivati nelle ore immediatamente successive. Il 31 luglio è infatti stato firmato l’accordo per l’ingresso di China State Grid in Cdp Reti con il 35%. Il colosso cinese ha pagato per quella quota 2,1 miliardi, riconoscendo un premio rispetto a quanto scontato da Terna e Snam nelle rispettive quotazioni. Un’operazione, dunque, sulla carta vantaggiosa per il governo italiano che, in attesa di dare il via alle privatizzazioni, ha messo un po’ di fieno in cascina. La valorizzazione, come detto, arriva peraltro dopo l’ingresso di Pechino in Enel e Eni, la partnership con il Cane a sei zampe in Mozambico e l’entrata in Ansaldo Energia. Circa due mesi fa, Shanghai Electric, la più antica utility cinese, ha acquistato il 40% di Ansaldo Energia, leader nella costruzioni di centrali elettriche, dal Fondo strategico italiano. L’acquisizione si è chiusa a un valore attorno ai 400 milioni di euro.

Da inizio anno, dunque, tra asset quotati e non la Cina ha investito sull’Italia 5,3 miliardi di euro. Una somma decisamente rilevante e impiegata per lo più in società chiave del tessuto economico italiano. Una cifra, tuttavia, rispetto alla quale, non mancano i dubbi. Alcuni osservatori si sono interrogati sull’opportunità di aprire il capitale di aziende strategiche per il paese a partner cinesi. Anche se, va detto, che lo shopping in Italia di fatto conferma un trend che interessa tutta l’Europa. La Cina è socia del colosso dell’energia portoghese Edp e in Grecia di fatto gestisce il porto del Pireo, dopo che Atene ha tentato di coinvolgere Pechino in moltissimi altri progetti, soprattutto di matrice turistica. Il Regno Unito, invece, ha deciso di non cedere a gruppi cinesi asset nella distribuzione energetica mentre ha dato semaforo verde agli investimenti, seppure con quote di minoranza, da parte di China National Nuclear Corporation e di China General Nuclear Power Corporation nella prima centrale nucleare del paese.

Fonte: www.ilsole24ore.com

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