#IntesaScienceNews: Columbia University: ricercatori italiani scoprono il meccanismo del “motore dei tumori”
Nuovi obiettivi terapeutici per una cura sempre più personalizzata del cancro
Un team di ricercatori della Columbia University di New York guidato dagli italiani Antonio Iavarone, noto ricercatore italiano e professore ordinario di Neurologia e Patologia al Columbia University Medical Center (CUMC) di New York e Anna Lasorella hanno reso noti i risultati di un’importante scoperta nel campo della cancerogenesi: si tratta di un’alterazione genetica che comporta la fusione di due geni ed è proprio questa ad essere la causa nel 3% dei casi di tumori al cervello, in particolare del glioblastoma.
Già nel 2012 lo stesso gruppo di ricercatori aveva individuato come tale alterazione genetica fosse una tra le cause più diffuse del tumore al cervello e agli inizi del 2018 sono riusciti a individuare il meccanismo che correla tale alterazione alla respirazione mitocondriale e quindi di conseguenza allo sviluppo incontrollato di alcune cellule umane.
I risultati completi della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature il 3 gennaio 2018 in cui si evince come l’uso accurato di particolari tecniche di analisi come quella dei Big Data ha permesso lo studio delle sequenze genetiche di tumori; la vastità di informazioni ottenute dalle analisi è stata interpretata da due matematici dell’Università del Sannio a Benevento, Michele Ceccarelli e Stefano Pagnotta con i quali Iavarone ritiene avere collaborato insieme al progetto americano The Cancer Genome Atlas (Tcg).
Antonio Iavarone afferma in un intervista rilasciata dal quotidiano Il Corriere che già da parecchi anni le sue ricerche erano mirate allo studio sul Glioblastoma -è un tumore che colpisce il cervello umano, più comune e più maligno tra le neoplasie della glia. Iavarone è stato per anni a capo della ricerca sull’ identificazione di quei geni la cui alterazione è all’origine di tale tumore cerebrale. La recente scoperta ha permesso di individuare il meccanismo attraverso cui questo tumore si sviluppa quando a determinarne la comparsa è tale mutazione genetica; «altri studi hanno dimostrato che il meccanismo è presente con simili incidenze percentuali (3%) nel carcinoma del polmone, dell’esofago, della vescica, della mammella, della cervice uterina della testa e del collo», afferma Iavarone.
I geni in questione sono i FGFR3 e TACC3(F3 e T3), la cui fusione è dovuta ad un’ alterazione genetica; nell’articolo su Nature si osserva come Chromosomal translocations
generano oncogenic gene fusions. In particolare, la fusione (F3–T3) rappresenta un potente oncogene che conferisce sensibilità agli inibitori FGFR, ma rimangono ancora sconosciuti i pathways di segnalazione a valle di questo oncogene.
La ricerca ha permesso di individuare come la fusione di questi geni aumenti le funzioni mitocondriali, che sono proprio il motore dei tumori, dal momento che operano come centraline energetiche delle cellule e dunque promotori della sintesi proteica di fattori che inducono e perpetuano i tumori maligni.
E proprio nel mitocondrio, dove si genera quell’energia necessaria per mantenere in vita una cellula, è presente il bersaglio molecolare di alcuni farmaci: «Questa alterazione genica scatena un’attività abnorme dei mitocondri, organelli presenti all’interno della cellula che funzionano come centraline di produzione di energia — spiega Iavarone al Corriere —. L’eccesso di energia alimenta il moltiplicarsi e diffondersi incontrollato delle cellule tumorali […] I farmaci che inibiscono le chinasi attive sono stati provati con risultati incoraggianti in alcuni tipi di cancro», afferma il dottor Iavarone.
Allora l’aggiunta di farmaci che interferiscono con la produzione di energia da parte dei mitocondri porterà “benefici importanti” per il trattamento personalizzato dei tumori sostenuti dalla fusione genica FGFR3-TACC3. Secondo gli scienziati, dunque, la combinazione di farmaci che inibiscono l’attività mitocondriale e quella enzimatica di FGFR3-TACC3potrebbe risultare utile nel trattamento dei tumori che contengono la fusione dei due geni.
Le sperimentazioni in campo farmaceutico sullo sviluppo di terapie con farmaci bersaglio, quindi una terapia selettiva e personalizzata, stanno avvenendo all’ospedale Pitié Salpetrière di Parigi, e dirette dal professor Marc Sanson, coautore dello studio di Iavarone e Lasorella.
«Purtroppo con il tempo i tumori diventano resistenti a quei farmaci e continuano a progredire — precisa Iavarone —. Con la nuova scoperta invece possiamo usare altri farmaci che inibiscono il comportamento abnorme dei mitocondri: i primi risultati dei test su cellule tumorali in coltura e nei topi mostrano che si può interrompere la produzione di energia e fermare la crescita tumorale».
Una prossima collaborazione con l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano potrebbe incrementare i risultati positivi di nuove sperimentazioni per una terapia sempre più selettiva .
La terapia farmacologica avrebbe risultati soddisfacenti nei casi di glioblastoma dal momento che si tratta di « […] un tumore che colpisce persone di tutte le età, bambini compresi, ma più frequente in chi ha da 45 a 70 anni — spiega Iavarone —. La maggior parte dei pazienti muore entro un paio d’anni, nonostante interventi chirurgici, chemioterapia e radioterapia».
Fonti: Nature.com, Corriere.it
Articolo a cura di: Aurora Battaglia