Exosuit: una tuta per tornare a camminare || Intesa Universitaria
Nasce ad Harvard un esoscheletro da indossare alle gambe che potrebbe cambiare la vita di milioni di persone nel mondo.
Un dispositivo robotico che possa configurarsi quale potente mezzo per sostenere e facilitare la deambulazione in individui affetti da disordini neurologici: è questo il progetto dell’ingegnere meccanico Conor Walsh, ricercatore irlandese all’Harvard University.
Si tratta di un’idea innovativa, premiata di recente con il Rolex Awards for Enterprise 2016, riconoscimento riservato a persone che mirano a favorire il progresso dell’umanità nei più importanti settori della ricerca.
Walsh e i suoi collaboratori, infatti, hanno elaborato un genere di tuta robotica che limiti al minimo i movimenti, quindi priva di strutture ingombranti e fisse, in modo che a soggetti con difficoltà deambulatorie venga data l’opportunità di sperimentare una camminata assistita: l’ideale, ad esempio, per coloro i quali sono colpiti da ischemia cerebrale e che la World Heart Federation stima in più di 15 milioni ogni anno.
Walsh e un collaboratore assemblano la tuta su un manichino.
In un’intervista Walsh ha dichiarato di essere stato ispirato da un articolo pubblicato su Scientific American, in cui si esponeva il programma della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), volto alla costruzione di un robot indossabile per soldati. Giunto poi ad Harvard, il ricercatore ha dato inizio al suo progetto.
Uno dei punti chiave del lavoro ha riguardato la maniera in cui attaccare i fili e i cavi al corpo umano così da non risultare scomodi. Il primo prototipo risale al 2012 e annualmente vengono prodotti nuovi modelli, con le modifiche più adeguate.
La tecnologia si basa su sensori, motori e componenti vari attaccati alle gambe che servono a monitorare i movimenti di una persona e rilevano il momento in cui sarebbe necessaria assistenza.
“Abbiamo iniziato su individui in salute- ha spiegato Walsh- perché è più facile effettuare test. Una volta provato che la tecnologia è sicura, abbiamo cercato di capire quali pazienti potessero trarne maggior beneficio e ci siamo rivolti a quelli con ictus perché è un problema enorme. Spesso sono persone con disabilità fisiche, non riescono a camminare bene. Ci siamo chiesti se fosse possibile dare a questi pazienti una spinta al momento giusto, in modo da riportare i loro movimenti a un livello un po’ più normale.
Su soggetti in salute si sono registrati risultati entusiasmanti. Quando indossano la tuta possiamo farli camminare con uno sforzo minore del sette per cento. I pazienti con ictus possiamo farli camminare più simmetricamente, possiamo aiutarli a camminare più speditamente e con meno energia.”
Walsh, inoltre, non ha escluso un futuro impiego della tuta robotica per malattie come il morbo di Parkinson o sclerosi multipla. Si sta anche mirando ad alcuni adattamenti per le braccia, da cui potrebbero trarre beneficio persone con lesioni spinali, aiutandole a sollevare gli arti superiori e ad afferrare oggetti.
La versione medica dovrebbe essere pronta tra tre anni.
Articolo a cura di Valentina Corrao
Per saperne di più: Le Scienze.it
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