Dieci anni da farmacista a far la fame. Sono andato via – La storia del Dott. Alessandro Mancini
Difficile, ma non impossibile, la frase fatta “Non è mai troppo tardi” spesso trova un reale riscontro!
«Vi racconto una storia.
Dopo più di dieci anni passati tra lavoro come ISF e Farmacista, stufo di ricevere stipendi da fame, trattato come se il posto di lavoro fosse una gentile concessione del titolare, ho deciso di provare a lavorare all’estero.
Ho trovato qualcosa che non mi aspettavo. Mi sono ritrovato ad essere un professionista apprezzato, ricercato e ben pagato, posso offrire un servizio di alta qualità per i miei pazienti e ho il piacere di dialogare alla pari con i proprietari delle Farmacie.
Soprattutto ho la consapevolezza di poter un giorno aprire una Farmacia dove vorrò, se vorrò, che potrá competere alla pari sul mercato. Se offrirò un buon servizio rispettando le regole, avrò successo, altrimenti, chiuderò.
A me sembra semplice, a voi?
Il mondo è cambiato negli ultimi anni, i Farmacisti in Italia, collaboratori e titolari, sono rimasti immobili, attaccati ad un posto di lavoro da sopravvivenza gli uni, e ad un “titolo nobiliare” acquisito o comprato gli altri.
Forse è arrivato il momento di evolversi»
Con questo post pubblicato su facebook il dottor Alessandro Mancini ha voluto raccontare, in breve, la sua esperienza di farmacista in Italia costretto ad andare via.
Lo abbiamo intervistato.
Dottore dove lavora adesso?
«Fino a settembre ho lavorato a tempo pieno presso la Schinkel Apotheke a Berlino, adesso lavoro in parte ancora lì, ma faccio sostituzioni in giro per la Germania».
Quanti anni ha?
«39»
Dov’è nato?
«A Roma. E a Roma mi sono laureato»
Come mai proprio la Germania?
«Sapevo un po´di tedesco, ero senza lavoro perché avevo accettato un incentivo all´esodo come isf, ed ho usato i soldi e il tempo che avevo per imparare bene la lingua, sapevo che si lavorava senza problemi qui»
Ha famiglia?
«Sì, due figli piccoli, l’ultimo nato quando ero disoccupato»
Ora la sua famiglia è con lei?
«Sono ancora a Roma faccio avanti ed indietro da un po´ nell’attesa probabilmente di trasferirci tutti».
Per aver riconosciuta la professionalità del suo titolo di studio conseguito in Italia, bisogna andare via dal Belpaese?
«Io sono stato ´scartato´ dal mondo del lavoro, e li ho trovato porte aperte, fa male sapere di essere accolti meglio in un paese straniero, piuttosto che nel proprio, ma è così.
Che consiglio darebbe oggi a chi si è appena laureato?
«Il lavoro di farmacista è una professione meravigliosa, non ho dubbi, ma bisogna combattere per esercitarla in maniera dignitosa, bisogna trovare una strada per poterlo fare, non necessariamente all’estero, quando si va via dalla propria nazione vuol dire chesi è deciso di non combattere più perché ci si è rassegnati al fatto che le cose non possano cambiare. Ma sono convinto che bisogna trovare il modo di cambiarle. Se le cose in Germania funzionano bene vuol dire che c´è un modo per farlo. Se le cose in Germania funzionano bene vuol dire che c’è una soluzione. I tedeschi non sono più intelligenti di noi, dobbiamo solo trovare la strada giusta».
Un’ultima domanda, dottore, per stemperare i toni. E’ romano: romanista o laziale?
«Laziale, non è un buon momento per noi».
Passerà, buon Natale
«Grazie anche a lei».
Fonte: quellichelafarmacia.com