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CNR: Trovata una nuova sostanza in grado di bloccare i tumori || #IntesaScienceNews || Intesa Universitaria

A pochi giorni di distanza dalla proposta dello speciale cocktail di molecole naturali a bassa tossicità, che, secondo lo studio interdisciplinare del Getting to Know Cancer – cui partecipano anche ricercatori degli Istituti di Scienze dell’Alimentazione e di Farmacologia traslazionale del CNR -, sembrerebbe addizionare un plus importante alle terapie farmaceutiche contro la recidiva del cancro,

l’Ibcn-Cnr sforna una nuova scoperta: trattasi di una sostanza (un peptide) in grado di indurre la morte delle cellule tumorali, riattivando l’oncosoppressore p53.

Il lavoro è stato pubblicato su Cancer Research.

 

Roma, 26 novembre 2015 – Un nuovo passo avanti verso la cura dei tumori.

Questa volta viene compiuto dall’Istituto di Biologia Cellulare e Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con sede a Roma, dove un gruppo di ricercatori ha identificato un nuovo possibile approccio terapeutico per la cura del cancro, attraverso la riattivazione della proteina p53, soppressore tumorale considerato uno dei più importanti fattori per il controllo dello sviluppo e della progressione della malattia che infatti risulta inattivo in quasi tutti i tumori umani.

Lo studio dell’Ibcn-Cnr è stato realizzato grazie al supporto dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e del progetto Cnr-ministero dell’Economia e finanza ‘FaReBio di qualità’. Il lavoro ha visto la collaborazione dell’Università di Perugia, dell’Università Cattolica di Roma, dell’Istituto Regina Elena di Roma, dell’Istituto europeo per la ricerca sul cervello (Ebri)-Rita Levi Montalcini e dell’Università di Leuven in Belgio.

 La sostanza in questione sarebbe un peptide, una corta sequenza proteica capace di impedire l’interazione tra MDM4 e MDM2, responsabili dell’inibizione del p53, che, normalmente, risulta inattivo nelle cellule normali.E’ proprio nell’interazione tra i due inibitori che è stato individuato un nuovo possibile bersaglio terapeutico per indurre la morte delle cellule tumorali attraverso la riattivazione dell’oncosoppressore p53. Diversi esperimenti in vitro hanno dato prova della capacità, da parte del peptide, di riattivare, se somministrato alle cellule tumorali, l’attività del p53, con un conseguente rallentamento della crescita tumorale. Inoltre, sembra che il peptide non influisca negativamente sulla normale attività delle cellule sane. Si tratterebbe dunque di una scoperta che, in vista di sviluppi successivi, può dare risultati importanti.

 “Grazie a tecniche di biologia molecolare e cellulare è stata individuata una sostanza (un peptide) in grado di riattivare il soppressore tumorale p53, portando alla morte le cellule cancerose. In sintesi, questo peptide riesce ad annullare la collaborazione tra gli inibitori MDM4 e MDM2 che disattivano p53 rendendolo inefficace”. A spiegarlo è Fabiola Moretti, che guida il gruppo di Ricerca.

“Studi ulteriori saranno necessari per rendere tale peptide un vero farmaco”, precisa Moretti. “Rispetto alla sostanza individuata in questo studio, le terapie sviluppate finora per riattivare p53 nei tumori non sono in grado di bloccare simultaneamente i due inibitori; inoltre una prima sperimentazione clinica, ha anche evidenziato una forte tossicità di una di queste terapie, dovuta al danneggiamento di alcuni tessuti sani”.

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