6 semplici modi per essere certi di non laurearsi MAI.
La distrazione è ovunque. Certo, ci sono casi patologici come il sottoscritto, che potrebbe stare a guardare per due ore il volo delle rondini con la bocca aperta e un’espressione ebete, pur di non concentrarsi sui libri. Però, ci sono alcune fonti di distrazione decisamente più potenti, che potrebbero distogliere dallo studio anche i più incorreggibili secchioni. Ecco a voi tutto ciò da cui dovete proteggervi, gli stratagemmi che il Male Supremoutilizza per confonderci e per distoglierci dai nostri obiettivi: i 6 modi per essere certi di non laurearsi MAI.
#1 Appassionarsi alle serie TV
Poco importa che tu ti sia appassionato agli intrighi di “Desperate housewives”, alle vicissitudini di “How I met your mother” o alla promiscuità sessuale di “Grey’s anatomy”… Rimane il fatto che sei fottuto, spacciato, inesorabilmente ROVINATO, perché una volta che avrai iniziato a seguire una serie tv, vorrai vederne almeno 5 puntate al giorno: una mentre pranzi, una mentre ceni, una mentre fai la cacca a metà pomeriggio (col pc appoggiato sulle ginocchia e i coinquilini chiusi fuori che trattengono la pipì da un’ora), una prima di addormentarti e una in piena notte, visto che non riesci a dormire perché sei troppo curioso di sapere come continua la storia. Io, personalmente, sono entrato nel tunnel di “Game of thrones” (ovvero: sesso e violenza come se non ci fosse un domani) e provo sentimenti contrastanti di amore/odio nei confronti di colui che ha inventato lo streaming. Fortunatamente, ne esce solo una puntata a settimana: ormai passo tutti i lunedì a sognare la mia serata davanti al PC con birra in mano e sguardo da invasato e carico di godimento. Roba da grave dipendenza. Sto male. Aiutatemi.
#2 Scaricare giochi per cellulare
Un tempo bastava uscire di casa e andare a studiare in biblioteca per sottrarsi alla tentazione di giocare per interi pomeriggi ai videogiochi. Beh, certo, esisteva il GameBoy, ma i miei genitori non me l’hanno mai voluto comprare, permettendomi di ottenere il diploma di liceo scientifico, ma condannandomi per molti anni all’emarginazione sociale. Al giorno d’oggi, invece, qualunque pirla che sia in possesso di uno smartphone può venire risucchiato dal vortice di Candy Crush Saga o perdere intere giornate sfidando gli sconosciuti a Ruzzle. E il problema di questi giochi online è che la gente troppo competitiva impazzisce completamente: una volta ho vinto una partita a Quiz Duello e l’avversaria – una perfetta sconosciuta – mi scrive “Sapevo che non avrei dovuto giocare contro di te… Con questa sconfitta ho perso 9 punti in classifica generale. Basta, adesso ti blocco. Con te ho chiuso”. Ehm… Sì, certo. Ora prendi le tue medicine.
#3 Entrare nel tunnel dei social networks
Parliamone. Ci sono persone che venderebbero l’anima della propria mamma a Satana per avere tanti like su Facebook o followers su Twitter. Ci sono persone che fotografano la carbonara prima di mangiarla, che immortalano i propri pantaloni calati mentre sono sedute sulla tazza, che condividono col mondo il proprio outfit per la serata, direttamente da un camerino di H&M. Ci sono persone che passano ore a photoshopparsi e a scattarsi selfie con lo sguardo accattivante di una prostituta minorenne per avere ancora più like. Ci sono persone che, appena condivido qualcosa su un social network, si affrettano a mettere “mi piace” e commentare, che sia di giorno o in piena notte o all’ombra dell’ultimo sole. Beh, complimenti vivissimi: in questo modo, la gestione del proprio profilo diventa un lavoro a tempo pieno… Che toglie tempo allo studio.
#4 Soffrire di iperfagia
Non so voi, ma per me il frigo è sempre stato una fonte inesauribile di distrazione. Non ho ancora capito se il mio immenso appetito sia dovuto al dispendio energetico del mio cervello saturo di nozioni, oppure semplicemente al fatto che non ho voglia di fare una mazza e quindi mangio per il semplice gusto di perdere tempo. E la cosa più spaventosa è che l’iperfagia da studio mi induce a divorare alimenti casuali, che nulla hanno a che fare l’uno con l’altro. Cioè, ragazzi, parliamone: io riesco a mangiare un pezzo di pecorino, seguito a ruota da una cucchiaiata di Nutella, per poi passare al tonno, razziato a forchettate direttamente dalla scatoletta. A volte mi faccio schifo da solo. Unica soluzione? Tenere in frigo solo il minimo indispensabile, per evitare di fare pausa/spuntino ogni 5 minuti compromettendo il mio studio. E, se mai dovessi arrivare a discutere la tesi, potrò evitare di farlo indossando un abito premaman.
#5 Soffrire di letargia
Credo di non essere l’unico essere umano su questo blog a soffrire della “sindrome del ghiro” e ad avere la spiccata tendenza ad addormentarsi in tutti i luoghi, in tutti i modi, in tutti i laghi e in ogni momento più o meno inopportuno. Il momento in cui il male si manifesta maggiormente è il periodo post-prandiale, soprattuttod’estate: la combinazione letale “stomaco satollo/caldo torrido” mi induce a pensare “Mi sdraio sul letto solo venti minuti e poi mi rimetto a studiare”. Errore, fatale errore. Dopo un tempo indefinito, riprendo conoscenza e mi accorgo con sommo sconcerto di non aver fatto un’emerita minchia per tutto il pomeriggio. Ma la totale catastrofe avviene nel momento in cui dici: “Fa caldo. Quasi quasi vado a studiare sul balcone/al parco/al mare/varie ed eventuali”. No. Al parco al massimo ci puoi andare a dormire, a rincorrere le farfalle o a raccogliere margheritine mentre scrivi poesie d’amore. Ma a studiare proprio no. E ora smettila di dire minchiate e apri il libro.
#6 Soffrire di ipersessualità
A volte in biblioteca o in aula studio mi guardo intorno e penso: “Ma queste persone sono studenti come me? Perchè io ho il colorito nelle tonalità del grigio topo e questi invece sembrano appena tornati da Copacabana? Perchè io faccio il mio ingresso in aula zoppicando con l’aria da zombie putrefatto, mentre questi maledetti sembrano star di Hollywood sulred carpet?
Vedo la gentefiga”.
E’ così: qualunque sia il tuo orientamento, è probabile che un giovanotto o una giovanotta dalle gradevoli sembianze passi davanti a te mentre stai studiando, generando nella tua mente e nei tuoi ormoni un profondostato di turbamento psico-sessuale che ti impedirà di concentrarti per le successive 24h. Taluni/e vanno in una determinata aula studio proprio per poter spiare l’oggetto del proprio desiderio con la bava alla bocca e squittendo come topi che hanno appena messo le zampe su una crosta di parmigiano. Scene di profondo disagio sociale.
Insomma, quando la natura chiama – che si tratti di fame, sonno o pensieri impuri – la voglia di studiare e la concentrazione scendono sotto zero. Se poi ci si mette pure la tecnologia, allora è davvero la fine. Si può quindi concludere che l’unico modo per laurearsi sia ritirarsi in un eremo tra le cime himalayane, senza PC e senza cellulare, facendo voto di castità e nutrendosi solo di pane secco e acqua piovana. Ah, e ovviamente portando con sé del caffè. Tanto caffè.
A cura di Andrea Bevilacqua studentifuori.it